Obelisco Laterano

L’obelisco di Piazza San Giovanni in Laterano è il più alto (32,18 m) ed il più antico fra gli obelischi di Roma.

Venne innalzato davanti al Tempio di Ammone a Karnak (Tebe) in Egitto dal faraone Tutmosi III (1504-1450 a.C).
E’ anche l’ultimo tra gli obelischi di manifattura egizia ad esser stato portato a Roma. Augusto se ne innamorò, ma l’obelisco era troppo alto ed il suo trasporto fu rimandato. Costantino lo fece portare ad Alessandria con destinazione finale Costantinopoli, ma, dopo la sua morte nel 337, il figlio Costanzo II decise di portarlo a Roma nel 357 per decorare la spina del Circo Massimo.

veduta dell'obelisco

L’obelisco che ornava la spina del Circo Massimo crollò durante il Medioevo e rimase immerso nella palude che ricopriva la zona per più di dodici secoli! Solo nel XVI venne scoperto e restaurato, per ordine di papa Sisto V, il quale lo volle a decorazione del prolungamento della cinquecentesca via Gregoriana (oggi Via Merulana), in piazza San Giovanni in Laterano.
Leggenda racconta come la brama di obelischi del papa lo indusse a offrire un premio di 600 scudi al primo che avesse scoperto un obelisco… Il vincitore fu un certo Matteo Bartalani da Castello, il quale scoprì a 5 metri di profondità uno dei tre pezzi dell’obelisco; cosi si prodigò nel creare una pertica di sei metri con una punta aguzza per favorire la penetrazione e dissotterrare l’obelisco.
Inoltre Sisto V fece incidere sulla base dell’obelisco quattro iscrizioni che riassumono le tradizioni e la storia del nostro obelisco. Con un po’ di vanità il papa fece incidere, sul lato verso la sua villa a Monte Cavallo, la grande fatica e devozione con cui il papa scavò l’obelisco nei fanghi del Circo Massimo, per restauralo e per dedicarlo alla “invincibile Croce”, i cui frammenti furono portati a Roma da Sant’Elena, la madre di Costantino.

piazza san giovanni in laterano

I geroglifici dell’Obelisco Laterano vennero creduti per secoli formule magiche dall’ignoto significato, finché i traduttori moderni ne permisero la traduzione delle iscrizioni. I geroglifici ribadiscono la stretta connessione dell’obelisco al culto del sovrano egizio commissionante, ci raccontano le gesta e la potenza dei faraoni Tutmosi III e IV, del dio Amon Ra e della dea Uatit.
In epoca “pagana” la sommità del monumento venne dotata di un globo bronzeo, ma secondo la leggenda la sfera fu colpita da un fulmine e fu sostituita da un puntale a forma di fiamma, sempre di bronzo lucente, che sembrava ardere quando vi si riflettevano i raggi del sole.
Tale elemento non fu mai rinvenuto ed in seguito alla “cristianizzazione” dell’obelisco, per volere di papa Sisto V, venne adornato sulla sommità con le insegne araldiche della famiglia del pontefice: una stella a otto punte e tre monti. Solo tra il XVIII e il XIX secolo furono aggiunti i quattro leoni con la zampa sollevata che completano oggi il vertice.

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