Il più famoso obelisco di Roma è sicuramente quello di piazza San Pietro, immortalato nelle foto di milioni di pellegrini ignari della sua millenaria storia. La mancanza di iscrizioni ne rende difficile una datazione certa, anche se sappiamo che Augusto lo volle nel Foro di Alessandria, dedicandolo alla memoria di Gaio Giulio Cesare. Nel 37 d.C. Caligola lo trasferì a Roma per decorare il suo stadio presso il colle Vaticano, detto poi Circo di Caligola e di Nerone.
Nel volgere di qualche secolo lo stadio cadde in uno stato di abbandono, ma l’obelisco rimase in piedi e fu l’unico che non venne abbattuto dopo la caduta dell’Impero Romano. Secondo la tradizione l’inviolabilità dell’obelisco è dovuta alla sua iscrizione che cita Giulio Cesare, la cui grande fama era ancora viva nella memoria del popolo e le cui ceneri, secondo la leggenda, erano conservate nella sfera bronzea posta alla sommità.
L’obelisco del Circo di Nerone svettò per tutto il medioevo a fianco della Basilica di San Pietro, almeno fino al XVI secolo, quando erano in corso i lavori per la costruzione della seconda San Pietro. Infatti, Papa Sisto V ordinò al suo architetto di fiducia, Domenico Fontana, di trasportare l’obelisco al centro della piazza: un’operazione epocale che coinvolse oltre 900 uomini e si prolungò per parecchi mesi!
La leggenda racconta che durante le fasi finali del riposizionamento le corde iniziarono a cedere, perché surriscaldate dallo sfregamento… Fu allora che un uomo di nome Benedetto Bresca – forse un ex capitano di nave – urlò: «Acqua alle funi!». Il consiglio fu ascoltato e la delicata operazione venne portata a termine.
Il povero Bresca fu subito arrestato perché violò il silenzio precedentemente imposto nella piazza per non interferire le operazioni. Tuttavia, Sisto V riconobbe l’utilità del consiglio di Brescia e gli diede poi larghi privilegi. Inoltre alla sua famiglia fu conferito l’onore di fornire le palme al Vaticano per le festività religiose. Difficile dire dove finisca la realtà e inizi la leggenda… ma tant’è che i fornitori ufficiali della Santa Sede delle palme sono ancora oggi i discendenti di Bresca !
L’immensa opera di Papa Sisto V e Domenico Fontana fu coronata con la decorazione della sommità della guglia, costituita da una croce poggiante su una stella e tre piccoli monti, imprese dello stemma di famiglia di Sisto V; inoltre fu inserito nell’elemento bronzeo un piccolo frammento coi resti della Santa Croce. La nuova decorazione sostituì l’antica sfera di bronzo che venne trasferita nella balaustra del Campidoglio, fino al 1850, quando venne accolta nei vicini Musei Capitolini. Secondo la tradizione la sua superficie è costellata di proiettili sparati dai Lanzichenecchi, i mercenari di Carlo V che misero a ferro e fuoco la città durante il sacco di Roma del 1527 e che verosimilmente usarono la sfera – allora ancora sulla sommità dell’obelisco – come un bersaglio.
Dal 1817, grazie all’intervento dell’astronomo Gilij, l’obelisco è diventato lo “gnomone” di una delle meridiane più grandi del mondo, arricchita anche da una rosa dei venti, in grado di segnalare i due solstizi dell’anno e il passaggio del sole nei segni zodiacali rappresentati.