Lucio Domizio Enobarbo, in arte Nerone, non fu sicuramente tra i più amati imperatori di Roma, forse il contrario. La sua cattiva fama ne perseguitò la memoria anche dopo la morte, il senato lo condannò alla damnatio memoriae e ne vietò la tumulazione all’interno del Mausoleo della dinastia, cosiddetto di Augusto.
Perciò i suoi resti vennero deposti nel sepolcro dei Domizi Enobarbi, in un’urna di porfido, accanto alla antica via Flaminia. Negli anni la fama che circondava l’imperatore aumentò e si racconta come spesso davanti al sepolcro venisse avvistato il fantasma dell’imperatore che richiamava a sé dei corvi neri.Così sembra che nel 1099, il superstizioso papa Pasquale II fece distruggere il sepolcro dei Domizi Enobarbi e probabilmente le ceneri di Nerone vennero buttate nel Tevere, anche se si diffuse la voce, che i resti dell’imperatore vennero traslati in un mausoleo lungo la via Cassia, oggi chiamata Tomba di Nerone.
Al posto del sepolcro Pasquale II fece erigere una cappella i cui costi gravarono sul popolo romano, da qui forse Piazza del Popolo.