Vicolo delle Grotte

Da Piazza Campo dei Fiori possiamo scorgere il vicolo delle Grotte. Il toponimo deriva dagli avanzi del teatro Pompeo ridotti a grotte e adibiti a botteghe. Nel ‘400 era denominato via della Grotta e comprendeva l’attuale via della Corda. Nei secoli scorsi a Roma e dintorni si indicavano con il nome di grotta o grottino, le cantine e le osterie. In questo vicolo nel ‘700 abitava Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, il quale ivi conobbe, in una casa malfamata, la quattordicenne Lorenza Feliciani, che sposò. Lorenza assunse il nome di Serafina Cagliostro e divenne Gran Maestra della Loggia di Iside a Parigi.

Non fu una unione felice: le urla e le discussioni provenienti dalla casa nel vicolo delle Grotte ove abitavano, si perdevano nel buio della strada, fino a quando un giorno Lorenza per liberarsi del convivente lo denunciò con l’accusa di praticare arti magiche. In quei tempi non si scherzava, la pratica di stregoneria era considerato un reato molto grave ed il poveretto fu rinchiuso in una prigione dove finì i suoi giorni pieni di stenti, torture e costrizioni.

Dopo l’arresto del marito, che lei stessa accusò di stregonerie e di imbrogli vari, fu arrestata anch’essa e chiusa nel Monastero dell’Oliva a Sant’Apollonia in Trastevere. Finito il periodo di pena, scomparve nel nulla. Nelle notti fredde d’autunno talvolta per le vie di Trastevere, dice la leggenda, si vede una figura di donna bellissima, con grandi occhi e lunghi capelli neri che in silenzio raggiunge piazza di Spagna, dove Cagliostro fu arrestato, e scompare, mentre si sentono risate di scherno miste al nome di Lorenza, con il quale il marito la chiamava solo quando si adirava.

Fu forse un atto di magia del defunto Cagliostro che, sebbene nell’aldilà, la fece scomparire per vendicarsi del torto subito? Non ci è dato saperlo; di sicuro ci rimane solo il fatto che è proprio la risata e la voce del conte che dissolve nel nulla il fantasma di Lorenza quando giunge in piazza di Spagna.

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