Un modo abbastanza comune: «il diavolo ci ha messo la coda», ma nel caso di Roma dovremmo dire: «il diavolo ci ha lasciato la coda».
Mi riferisco all’iscrizione situata nel lato posteriore della fontana sulla piazza del Quirinale, iscrizione a cui non si fa caso per la maestosità dell’obelisco della fontana stessa o delle statue dei Dioscuri che ci fanno ammirare il monumento nella sola parte anteriore.
Verso la fine dell’iscrizione c’è la frase: “INTER ALEXANDRI MEDIUS QUI MAXIMA SIGNA / SEXTI GRANDIA FACTA PII” (tra le colossali statue di Alessandro, attesterò le grandi glorie di Pio VI), è facile vedere che le ultime 4 parole siano state aggiunte in un secondo momento incidendole su un tassello applicato sulla lapide; ma sotto la lettera S sbuca fuori la coda di una precedente Q. Non si tratta certamente di un errore del lapicida. L’ultimo verso originariamente infatti diceva: TESTABOR QUANTO SIT MINOR ILLE PIO (attesterò quanto Alessandro sia minore di Pio).
La sostituzione delle parole venne eseguita, sembra, dallo stesso governo pontificio in seguito alle numerose critiche mosse nei riguardi di quella eccessiva … «spacconata».
Ma esiste anche un’altra spiegazione in proposito, e assai più attendibile.
Al tempo della dominazione napoleonica in Italia, e più precisamente durante l’occupazione da parte dei francesi di Roma, mentre il pontefice Pio VI (1775-1799) era prigioniero in Francia, questa iscrizione offrì il pretesto ad una satira che circolò largamente tra il pubblico romano. Una caricatura raffigurava un cittadino dell’Urbe nell’atto di indicare con il suo bastoncino a due francesi proprio quell’ultima riga dell’epigrafe, con l’evidente intenzione di porre in rilievo quanto «Napoleone» fosse minore di Pio VI.
L’immediato intervento della censura francese ordinò di eliminare con lo scalpello il verso incriminato mutandola in espressione che non si prestasse a malintesi. Ma quel diavolo di censore vi lasciò … la coda della lettera Q.
Purtroppo non ho trovato in rete foto della lapide né ho avuto tempo di recarmi sul posto a prendere delle foto.