Ancora oggi, qualche vecchio romano, quando sente i rintocchi del campanone del Campidoglio esclama: la senti la Patarina come sona?
La Patarina invece sono oltre 400 anni che non c’è più.
Nel 1570 fu “fracta et devastata” cioè venne fusa da Pier Francesco Censori, capo dei bombardieri di Castel S. Angelo.
Ma cos’era sta «Patarina»? Era una semplice e comunissima campana che aveva il solo pregio di essere accomunata ad un importante episodio risalente al 6 gennaio dell’anno 1200. Fu in quella data che il senatore di Roma, Pandolfo della Suburra, sconfisse i Viterbesi che avevano “osato” assalire Vitorchiano, un paesino della Tuscia, che si era posto volontariamente sotto la protezione di Roma; e fu allora che la campana del comune di Viterbo, portata a Roma come trofeo di guerra, venne issata sull’antica Torre Capitolina. Fu subito, dai romani, cominciata ad essere chiamata “Patarina”, molto probabilmente per un senso di disprezzo e di rancore verso certi eretici che professavano le teorie dei càtari-albigesi e che avevano una larga rappresentanza a Viterbo e che, proprio in quel periodo, durante il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) erano entrati in aperto contrasto con l’autorità ecclesiastica.
La Patarina divenne però famosa per tutt’altre ragioni. I suoi rintocchi annunciavano, infatti, eventi storici, momenti tristi, circostanze importanti. Suonava per l’incoronazione o la morte dei pontefici, per il corteo papale quando il papa stesso si recava alla basilica di San Giovanni in Laterano passando per il Campidoglio, nelle feste principali dell’anno liturgico, per i rei condannati a morte … insomma in tutte le occasioni sia liete che tristi che avvenivano in città.
La campana che oggi ancora suona dal campidoglio, insomma, niente ha a che vedere con la storica Patarina. Ne è il secondo erede, dopo quello posto in loco sul finire del ‘500 e dopo l’altro assai più recente che lo sostituì nel 1803. Una curiosità, il peso della campana del 1803 era di circa 5.941 Kg