Le tavole di proscrizione

Ai tempi del dominio papale era consuetudine esporre pubblicamente delle tavole al portone d’ingresso della Basilica di San Bartolomeo all’Isola, in cui venivano scritti i nomi di coloro i quali ricevevano la scomunica per non aver rispettato il precetto pasquale di confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno.

Vedere il proprio nome impresso su queste tavole di proscrizione equivaleva ad essere considerati dei veri e propri essere dannati, dei banditi condannati alle pene eterne dell’inferno.

L’uso di questa pubblica gogna deriva dalle “proscrizioni sillane“, quando i nomi degli oppositori del console Silla (82 a.c.) venivano appesi nel foro e nei luoghi deputati alle affissioni pubbliche, e i cui beni venivano confiscati.

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