La nostra città sta diventando famosa per la quantità di rifiuti che troviamo nelle strade. Nei dintorni del cuore di Roma come nelle periferie a prendere il sopravvento è la sporcizia.
Tramite la nostra rubrica vogliamo sensibilizzare sull’utilità e la necessità del riuso dei rifiuti urbani; una pratica da sempre esistita nella storia di Roma. Infatti, materiali e opere pregiate caduti in disuso vennero destinati ad essere rivisti, per assumere un nuovo valore.
Il reimpiego nella Roma paleocristiana
Il reimpiego nel Medioevo
Dalla Roma imperiale alla Roma papalina
Durante il passaggio dalla Roma imperiale alla Roma papalina gli edifici antichi subirono una doppia sorte. Alcuni vennero restaurati e trasformati in luoghi di culto, altri vennero abbandonati ed utilizzati come cave per il riutilizzo di materiali. Un caso palese è offerto dai colonnati delle chiese paleocristiane o alto-medioevali dove i capitelli, i fusti e le basi delle colonne sono spesso di spoglio e provenienti da edifici diversi, così da rendere evidente la disomogeneità nello stile. Possiamo citare la bellissima aula basilica di S. Saba all’Aventino e della rinomata chiesa di S. Clemente al Celio.
Durante l’altomedioevo non fu più sufficiente riusare alcuni elementi degli edifici antichi, ma si preferì riutilizzare intere strutture “pagane” per trasformarle in chiese. Infatti se è vero che molti edifici caddero in disuso avendo perso la loro funzione, alcuni ricevettero un nuovo significato ed un nuovo ruolo. È per questo che le diciotto diaconie urbane delle quali abbiamo notizie nell’VIII secolo si insediarono all’interno di grandi edifici di età imperiale. Volendo riferirci solo alle più famose citiamo S. Maria Antiqua, che occupò un settore della pendice della domus Tiberiana verso il Foro Romano, la vicina S. Teodoro che si inserì negli horrea Agrippiana o le diaconie di S. Adriano e dei SS. Cosma e Damiano che furono annesse alle omonime chiese già esistenti nella Curia Senatus e nel Templum Pacis.
Il reimpiego nella Roma Moderna
Nella Roma seicentesca il riutilizzo di materiali da costruzione ed opere d’arte provenienti da edifici eretti nei secoli precedenti era una pratica ampiamente diffusa, giustificata non solo dalla convenienza economica dell’operazione, ma anche da precise motivazioni di ordine politico e culturale.