Se fossimo giunti a Piazza Barberini nel XVII secolo, avremmo visto ai piedi della fontana del Tritone, decine e decine di cadaveri resi quasi irriconoscibili e sparsi qua e là alla rinfusa.
Un banditore invitava i passanti ad avvicinarsi e non era raro vedere qualcuno caricarsi un morto sulle spalle e portarselo via tranquillamente fino alla propria abitazione. Sul far della sera, figure incappucciate, indossando lunghe tuniche nere, arrivavano da via Giulia in processione cantando e trascinando dei carretti di legno dove caricavano tutti i cadaveri rimasti.
Per quei tempi era ordinaria amministrazione, Roma aveva delle “zone franche” dove una persona poteva ucciderne un’altra senza pagare conseguenze.
Piazza Barberini era il luogo di raccolta in cui venivano portati tutti i morti ammazzati e resi irriconoscibili e dove, i congiunti, parenti o amici, non vedendo rientrare in casa i propri cari, verificavano se in mezzo a tale scempio potevano riconoscere le spoglie del loro scomparso per dargli una decorosa sepoltura. I resti di chi non veniva riconosciuto, dopo due giorni e due notti, venivano presi dalla ” Compagnia della Buona Morte ” che provvedeva al seppellimento.